Dalla tavola all’orto…tutto fa Expo!

imagesEra il 20 ottobre del 2012 quando il sindaco di Bologna Virginio Merola sanciva lo sposalizio tra il capoluogo emiliano e quello lombardo. A Milano nel 2015 andrà in scena, per sei mesi, l’Expo intitolata “nutrire il pianeta, energia per la vita” e la patria del tortellino è pronta ad accaparrarsi un posto d’onore sulla tavola imbandita di cibo…bio, ovviamente!

La città della Madunina è troppo impegnata a scavare, trivellare, cementificare, edificare per il grande evento e quindi per potersi concentrare sul tema dell’esposizione. Lancia, così, un accorato appello per cercare e trovare la città che meglio potrà riempire di contenuti l’Expo.

logo_exbo_l220Nasce quindi Exbo: “un progetto di avvicinamento a EXPO 2015 sui temi della qualità e cultura dell’alimentazione, sostenibilità ambientale, tutela della biodiversità e del suolo agricolo, per la valorizzazione e internazionalizzazione delle eccellenze della città di Bologna e del suo territorio come sistema locale moderno, dinamico e competitivo.”

Bene, quindi? Le realtà che sul territorio emiliano lavorano e si occupano delle tematiche legate alla terra si dovrebbero sentire chiamate in causa? Dovrebbero gioire nell’avere la possibilità di essere protagonisti all’interno di un padiglione di Expo2015?

I contadini che vivono le loro giornate scandite dal ritmo della natura, quei contadini che non hanno ceduto alle lusinghe delle grandi distribuzioni, quei contadini che lavorano la terra con rispetto e passione e che promuovono una specifica educazione alimentare, quella della sovranità, cosa c’entrano con questa mega fiera?! Nulla, infatti non è di queste realtà che si vuole parlare.

Tra gli enti aderenti al progetto Exbo troviamo, tra gli altri, Caab (mercato cittadino di re-distribuzione per il settore orto-frutticolo), la Camera di Commercio e BolognaFiere.

Quanto nutrimento per il pianeta e quanta energia per la vita…già!

Tra i primi soggetti che potrebbero essere coinvolti per Exbo, siamo sicuri, troveremo Eataly, Coop e magari Slow Food. E c’era bisogno di creare un mega evento come Expo2015 per mettere in mostra queste realtà?! Si sa, il capitalismo è in evoluzione ed ora il verde fa proprio fico!

Ma la cooptazione portata avanti dal mega evento non si ferma al mondo dell’alimentazione “sana e consapevole” e cerca di arrivare fino alla sfera della produzione ortiva.

Come ci viene raccontato in Expopolis, per Expo2015 era stato progettato un mega orto globale quale luogo di coltivazione di prodotti alimentari e di relazioni umane, una perfetta sinergia tra uomo e natura. Poi però ci si rende conto che mantenere una struttura del genere è troppo dispendioso. L’idea viene abolita. Perchè ricordiamolo…l’obiettivo del mega evento è “nutrire il pianeta, energia per la vita”…ma servono i soldi, perché si consuma molto, forse troppo per parlare di sostenibilità.

indexLe iniziative per lanciare l’Exbo sono ormai parte integrante delle strategie competitive bolognesi. Durante il Sana (salone del biologico e del naturale) tenutosi a Bologna a settembre 2013 è stato presentato il progetto Bologna Città degli Orti, ovvero “le eccellenze del green fai da te verso Expo2015”.

Ma conoscendo un po’ la storia della città di Bologna ci si può accorgere che nonostante i cambiamenti urbanistici, sociali e culturali avvenuti nel tempo, l’agricoltura urbana non ha mai veramente abbandonato la città. Gli orti e i giardini comunitari sono ormai all’ordine del giorno. Per quanto gli orti urbani effettivamente non abbiano mai smesso di esistere, ciò che negli ultimi decenni si è modificato è il motivo della loro creazione. Non più orti di sussistenza, non solo orti per mangiare cibo home made e nemmeno orti per passare il tempo in mancanza di altri hobby, ma orti come espressione di un differente modo di pensare lo sviluppo urbano, partendo da una critica dell’esistente e reclamando la volontà di essere noi in prima persona i fautori del cambiamento, senza che nessuno ci dica come e dove o, organizzando addirittura dei corsi sulla gestione di questi spazi.

Siamo fermamente convinti che la nascita di un orto urbano comunitario sia un atto politico che esprime la voglia di ripensare la città come luogo di produzione, trasformando lo spazio consumato in luogo vissuto attraverso la ri-appropriazione di spazi in disuso, condividendo le esperienze e le competenze attraverso la socialità, promuovendo pratiche di autogestione e condivisione delle risorse e dei prodotti, problematizzando tematiche quali il biologico certificato, valorizzando la biodiversità, la difesa e tutela delle sementi e della terra.

Tutte queste pratiche esistono, sono reali e sempre più in espansione. Ma non sono quelle pratiche che ancora una volta vengono gestite dall’alto, mimetizzandosi attraverso gli abiti ormai consumati della partecipazione potendo così scorgere i tratti della manipolazione, per cui attraverso l’orto si cela una speculazione edilizia e un consumo continuo del suolo.

Queste pratiche non hanno nulla a che vedere con un box espositivo di una fiera. Non hanno nulla a che vedere con il denaro. Non hanno nulla a che vedere con una cemetificazione che si pulisce la coscienza tingendosi di verde.

La pratica ortiva può riuscire a scardinare in città molte delle contraddizioni proprie del sistema in cui viviamo.

Coltiva rappOrti, non fiere!

Informazioni su trameurbane

Trame urbane/Guerrilla Garden è un collettivo bolognese che sulla scia delle esperienze diffuse di guerrilla garden, è sensibile alla riappropriazione degli spazi e alla creazione di orti urbani dal basso convinti che possano diventare una nuova forma di piazza e di relazioni, ricostruendo un piccolo tassello di tessuto sociale urbano. In modi diversi tutti coloro che partecipano al progetto Trame urbane/Guerrilla Garden si sono occupati di nuove forme di resistenze urbane e contadine e di nuove modalità di creazione di spazi di socialità e convivialità.
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